clubhouse

Clubhouse: come avere successo sul nuovo social network vocale

Clubhouse, social network basato unicamente sull’interazione vocale dei suoi iscritti che dialogano in tempo reale, all’interno di “stanze” in cui intervengono per alzata di mano, è la novità del momento. È basato su una formula unica, che si colloca a metà strada tra i canali Telegram, i podcast e i forum di discussione. Valutato 100 milioni di dollari quando contava appena 1.500 utenti, secondo alcuni analisti ben presto entrerà nella cerchia delle unicorn company, le startup valutate più di un miliardo di dollari prima ancora di quotarsi in Borsa.

«Senza dubbio i fondatori di Clubhouse si sono mossi in modo molto intelligente rispetto alla sua presentazione sul mercato», spiega Gianluca Lo Stimolo, Business Celebrity Builder, fondatore e Ceo di Stand Out, agenzia specializzata in servizi integrati di personal branding. «Non è da tutti riuscire a ritagliarsi uno spazio nell’universo dei social network, apparentemente saturo e quindi impenetrabile. Clubhouse ha centrato l’obiettivo grazie a un posizionamento unico, a cui si va ad aggiungere la leva dell’esclusività». Al momento infatti è possibile accedere solo su invito e mediante dispositivi Apple; da qui il fatto che la sua community sia ancora costituita da una ristretta nicchia di early adopter, soprattutto addetti ai lavori nel campo del marketing, della tecnologia e del business. Questi limiti probabilmente verranno superati ben presto, ma finora hanno contribuito a generare fascino e curiosità.

Una questione di sostanza

Al di là del tam tam mediatico del momento, sostiene Lo Stimolo, dentro Clubhouse c’è tanta sostanza. «La formula dei contenuti vocali è vincente perché si rivolge a tutti coloro (e sono tanti!) che si sono stufati di una comunicazione social improntata solo sull’apparenza. Facebook, Instagram, TikTok e YouTube sono il regno degli influencer, cioè personaggi che si contraddistinguono per la loro popolarità, spesso legata alla loro capacità di mostrarsi sempre sotto la luce migliore. Un ruolo assolutamente legittimo e rispettabile, certo, ma per approcciarsi alla comunicazione digital si può scegliere anche una strada diversa. Ed è qui che arriva Clubhouse a spazzare via filtri, meme e balletti: c’è spazio solo per chi ha qualcosa da dire e sa dirlo bene». Il fondatore di Stand Out si è fatto un’idea molto chiara: «Spostando il focus sulle competenze, Clubhouse ha tutte le carte in regola per diventare il social network del personal branding».

Le stanze

Anche il meccanismo delle stanze favorisce un genuino scambio di informazioni e opinioni. Gli utenti infatti scelgono di partecipare in base al loro interesse per l’argomento o per la persona che ne parla; ancora una volta, a emergere è lo speaker che condivide conoscenze, stimola il dibattito e, in sintesi, crea valore. «Senza scomodare Elon Musk che con la sua prima diretta ha mandato in tilt la piattaforma, è evidente che partire da una base di autorevolezza è un bell’aiuto, soprattutto in questa fase iniziale. Spostandoci su considerazioni più ‘tecniche’, parte avvantaggiato chi sa usare bene la voce e gestire le tempistiche, magari grazie a esperienze nel mondo radiofonico».  Un’altra notizia positiva sta nel fatto che ci sia ben poco spazio per gli hater. «Prima o poi tutti ci siamo imbattuti in quegli utenti Facebook che passano il tempo a esprimere livore e negatività nei commenti. Anche su Clubhouse ovviamente si può criticare, ma bisogna esporsi davanti a tutti e portare delle argomentazioni a sostegno della propria tesi». 

La strategia per avere successo

Professionisti e imprenditori, dunque, dovrebbero cogliere al volo l’opportunità di far crescere il loro personal branding su Clubhouse. Il Ceo di Stand Out propone una strategia costituita da 6 step:

1. Rendersi riconoscibili. L’unica foto che si può condividere è quella del profilo: da qui la necessità di sceglierla con cura e attenzione. “È possibile cambiare l’immagine per comunicare un messaggio preciso; un’opportunità interessante ma da usare con moderazione, perché l’importante è restare riconoscibili a colpo d’occhio”, suggerisce Lo Stimolo.

2. Selezionare una tematica. Vietato disperdere energie: quando si approda su Clubhouse è bene avere già bene in testa il proprio “cavallo di battaglia”: l’argomento che conosciamo meglio, per cui vogliamo essere ricordati e da cui traspare la nostra competenza.

3. Partecipare attivamente. Una volta definito il proprio tema, la dinamica da seguire in fin dei conti è piuttosto semplice: unirsi al maggior numero possibile di room affini, alzare la mano e condividere informazioni, case history, consigli pratici, considerazioni valide e originali. “Catturare l’attenzione del pubblico è l’unico modo per far salire il numero di follower; almeno per il momento, non sono previste scorciatoie”, spiega Lo Stimolo.

4. Programmare una propria room e creare un club. “C’è anche la possibilità di avviare una stanza in diretta, ma a mio parere è meglio programmarla. È fondamentale invitare uno o più moderatori competenti, per beneficiare indirettamente della loro autorevolezza e popolarità”, continua Lo Stimolo. “Successivamente sarà possibile anche creare un club sul proprio argomento.”

5. Promuovere le stanze. “Ogni stanza va considerata come un palcoscenico, un’occasione preziosa per condividere le proprie competenze e stringere relazioni virtuose’: una volta programmata, quindi, va promossa attraverso gli altri social network o qualsiasi altro canale utile a far entrare utenti in target”.

6. Fidelizzare gli utenti. Un’altra delle caratteristiche distintive di Clubhouse sta nel fatto che le conversazioni non possono essere salvate o condivise altrove. «Nulla vieta, però, di concludere il proprio intervento con una call to action che inviti gli utenti a visitare un sito, scaricare una risorsa gratuita, ecc. Così facendo, l’autorevolezza acquisita nel dibattito non è più solo un fenomeno estemporaneo ma diventa un capitale che dura nel tempo».

Rimani aggiornato seguendoci su Google News!

Segui
Postato in NewsTaggato

Stefano Cavallaro

Giornalista professionista, segue da tempo il settore della consumer electronics con particolare focus su mobile technology e photo imaging. In passato si è occupato di cronaca su radio e giornali locali.