Google il giorno dopo: vi dico cosa non mi ha convinto | Commento di Massimo Morandi

Lo hanno definito come l’evento più importante di sempre per Google e, in effetti, le premesse c’erano tutte. Un cambio radicale di rotta per i propri smartphone, nuove esplorazioni tecnologiche e un parterre di novità/sfizi hi-tech per tecno-maniaci.
Promesse mantenute? Solo in parte. E non certo per la mancanza di novità. L’evento, allungatosi a quasi un’ora e mezza, è stato denso di annunci. Non tutto, però, ha convinto.

Google Pixel: come gli iPhone

Cominciamo dagli smartphone. Qui il cambiamento, sia a livello nominale sia a livello sostanziale, prometteva di essere più pungente. Abbandonato il brand Nexus, che ha caratterizzato i prodotti dell’azienda per anni, ecco i Google Pixel, due dispositivi di fascia alta. Con prezzo altissimo. Pare abbastanza chiaro fin da subito che i due smartphone siano stati realizzati per combattere il predominio di iPhone. L’obiettivo è stato così ben centrato che…. sembrano proprio degli iPhone.

Tutto sembra studiato per carpire le motivazioni del successo dei cellulari della mela morsicata. Google butta giù dalla torre la plastica e il vecchio design, sostituendoli con prodotti con anima in metallo, fabbricati con materiali pregiati e con un look appealing. Proclama (senza per ora poterlo dimostrare) la miglior fotocamera mai installata su uno smartphone e uno spazio per le immagini illimitato e gratuito sul suo cloud. Dimenticandosi però che una delle peggiori offese che si può fare a un consumatore medio è quella di privarlo dell’espansione di memoria.

E non è poco, perché questa scelta nel recente passato è costata carissima a colossi come Samsung (che hanno fatto tardive retromarce). Per la videochiamata c’è Duo, in pura antitesi a Facetime.
Le sirene – insomma – sembrano chiamare a gran voce gli utenti Apple, che però non hanno l’abitudine di farsi convincere tanto facilmente a cambiare maglia e squadra.

Google Pixel: che prezzi!

Poi c’è il (non piccolo) problema del prezzo: i Google Pixel hanno fatto lievitare i valori di riferimento dei vecchi Nexus. Già, una delle caratteristiche più attraenti dei Nexus era di permettere ai fan del robottino verde di mettersi in tasca un modello di ultima generazione senza spendere uno stipendio. L’ultimo e più evoluto Google Phone a un costo sempre “umano”. Ora non è più così. Il Pixel più a buon mercato sarà sopra i 750 euro. Ci si è omologati agli “altri” con due top di gamma dal prezzo top. Un’escalation che renderà difficile, molto difficile, avvicinare i successi e i numeri di Samsung e Apple.

Google Assistant: quanto è utile?

La serata è stata poi l’occasione per ripresentare Google Assistant, lanciato qualche settimana fa con l’applicazione di  video chiamata Duo. Le dimostrazioni hanno evidenziato l’estrema facilità di linguaggio con la quale ci si può rivolgere all’assistente, ma non hanno realmente convinto su un punto. Il solito. E cioé la vera utilità di prenotare un tavolo al ristorante o di compiere una delle tante quotidiane azioni servendosi dell’intermediazione di un segretario virtuale. La domanda è: il consumatore medio è davvero propenso a considerare questo tipo di servizi come una prioritaria motivazione d’acquisto o lo considera ancora un curioso esperimento tecnologico, un plus per il quale non ha alcuna intenzione di pagare un euro in più del dovuto?

Google Assistant è il trait d’union fra diversi prodotti: come Google Home, lo speaker connesso attivabile con la voce, che promette di restituire informazioni attinte in tempo reale dalla Rete. Che tempo farà domani? Quali sono i film in programmazione stasera? Potrà dialogare anche con gli elettrodomestici della casa, ma solo con i più smart. Lo scopo è di far sì che molti utenti facciamo domande a Google sprofondati comodamente nel divano di casa invece che digitare nervosamente sulla barra di ricerca del più grande “search engine” del mondo. Un sogno che è corretto perseguire in virtù degli sviluppi futuri. Ma che non può – oggi – rappresentare un immediato “must have”. Se non per pochi.

Google: occasione mancata?

L’impressione complessiva è che Google abbia marcato a uomo Apple con i Google Pixel, Amazon con Home, Facebook, Sony e Htc con il visore per la realtà virtuale. Non sono però arrivati un prodotto, un servizio o un’applicazione capaci di rappresentare una svolta, di sferrare un pungo nello stomaco ai feroci competitor, un jab in grado di piegar loro le ginocchia.

E dal più grande evento della storia di Google ce lo saremmo invece aspettati.