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Huawei bacchetta il Financial Times. Affermazioni non corrette, non siamo dominanti e crediamo nel mercato aperto

Scende in campo Victor Zhang President, Global Government Relations di Huawei. Lo fa per scrivere al Financial Times, per precisare alcuni concetti contenuti nei recenti articoli apparsi su uno dei fogli economici più famosi al mondo.

“Non concordo con una serie di affermazioni contenute nel suo articolo “Huawei’s dominance in 5G should be challenged” (11 ottobre) [Il dominio di Huawei dovrebbe essere arginato”, n.d.r], così come sulle sue conclusioni.

Huawei non è dominante nel 5G né nel mercato globale delle apparecchiature per telecomunicazioni. La Commissione europea valuta il dominio del mercato in base al periodo di tempo in cui la quota di mercato è detenuta. Dato che il 5G rappresenta una tecnologia emergente, è difficile sostenere che qualsiasi azienda possa avere il dominio di questo mercato.

E in effetti, come evidenzia il suo editoriale, uno studio suggerisce che Huawei ha fornito il 28% delle apparecchiature di telecomunicazione globali negli ultimi 12 mesi, scendendo ben al di sotto del segno del 40%, una quota solitamente utilizzata nella legislazione europea riguardante la concorrenza per stabilire una eventuale posizione dominante.

Inoltre, se si considera che il secondo fornitore globale di apparecchiature per telecomunicazioni ha una quota di mercato del 27%, solo l’1% in meno rispetto a Huawei, la nostra posizione non può esseere dominante. Si potrebbe dire che Huawei è un “leader” tecnologico nel 5G, ma sostenere che siamo in posizione dominante è falso.

Gli operatori di telecomunicazione utilizzano apparecchiature di più fornitori, non solo per favorire la concorrenza e mantenere bassi i prezzi, ma per evitare l’eccessiva dipendenza da un singolo fornitore. A causa di questo enviroment “multi-vendor”, è improbabile che Huawei domini il mercato delle apparecchiature 5G, ora o in futuro.

Lei solleva anche una serie di domande a cui Huawei ha risposto in numerose occasioni. Scrive che Huawei è “apparentemente di proprietà privata”. Huawei è di proprietà privata e non ci sono prove che suggeriscano diversamente. Suggerisce anche che Huawei ha raggiunto una dimensione globale in parte grazie a finanziamenti cinesi a basso costo. In realtà, l’80% di ogni dollaro dei nostri finanziamenti proviene da banche globali non cinesi. Il successo di Huawei risiede invece nel duro lavoro, nel sacrificio, nella dedizione e nei significativi investimenti annuali dei suoi dipendenti in ricerca e sviluppo.

Tuttavia, ha ragione a sottolineare che Huawei “non si permetterebbe mai di essere utilizzata” dalla Cina o da qualsiasi governo per ottenere l’accesso ai dati delle aziende. Huawei non ha mai ricevuto tale richiesta e rifiuteremmo categoricamente di ottemperare qualora ciò succedesse.

Forniamo apparecchiature alle reti di telecomunicazione europee da 15 anni senza mai essere stati coinvolti in un grave incidente di sicurezza informatica o in un’interruzione del servizio. Le apparecchiature Huawei non rappresentano una minaccia per la sicurezza delle informazioni. Nell’ultimo anno, la campagna dell’amministrazione Trump contro Huawei ha portato molti commentatori a suggerire che una guerra fredda tecnologica tra Stati Uniti e Cina sia inevitabile. Piuttosto che pensare all’isolamento, i responsabili politici dovrebbero lavorare con l’industria per sviluppare forti standard di sicurezza informatica e solidi meccanismi di monitoraggio.

Abbiamo tutti molto di più da guadagnare che da perdere dal mantenere i mercati della tecnologia aperti. In vista di tale obiettivo, sarebbe utile una discussione più equilibrata sull’importanza del mercato, piuttosto che fare affermazioni non corrette sulle posizioni dominanti”.