Lo smartphone di Jeff Bezos è stato hackerato con un video su WhatsApp

Il telefono cellulare di proprietà del CEO di Amazon Jeff Bezos è stato violato nel 2018 con un video inviato su WhatsApp. 

Un rapporto proveniente dal The Guardian indica che un’analisi digitale condotta dopo l’hacking ha rivelato che un’importante quantità di dati è stata estratta dal telefono di Bezos. I dettagli su quali informazioni siano stati ottenuti non sono però disponibili.

Il presunto hacker è avvenuto circa un anno prima di un’altra violazione dello smartphone di Bezos. Nel febbraio 2019, Bezos, ha rivelato pubblicamente che il tabloid National Enquirer ha tentato di ricattarlo, minacciando con la pubblicazione di foto e testi che dettagliavano la sua relazione extraconiugale. Un mese dopo, un investigatore assunto da Bezos dichiarò di aver trovato prove che l’Arabia Saudita fosse coinvolta nell’hacking del telefono.

L’Arabia Saudita ha già negato le accuse di hacking nel telefono di Jeff Bezos, chiedendo un’indagine che rivelasse la verità.

“I recenti resoconti dei media che suggeriscono che il nostro Paese sia alla base di un hacking del telefono di Jeff Bezos sono assurdi. Chiediamo un’indagine su queste affermazioni in modo da poter mettere in evidenza tutti i fatti ”, ha pubblicato l’ambasciata saudita in un tweet il 22 gennaio.

Nel frattempo, Jeff Bezos è rimasto completamente a bocca aperta sul rapporto e uno dei suoi avvocati ha spiegato che sta lavorando con le forze dell’ordine nelle indagini, senza fornire ulteriori dettagli.

“Non ho commenti su questo, se non per dire che Bezos sta collaborando con le indagini”, ha dichiarato l’avvocato The Guardian.

Il commento

Oded Vanunu, Head of Products Vulnerabilities di Check Point Software Technologies.azienda leader nella cybersecurity, commenta così. 


“L’uso delle più popolari app social per infettare le persone con malware è una tendenza che Check Point ha previsto oltre un anno fa. Come abbiamo dimostrato nella nostra ricerca su WhatsApp del dicembre 2019 e nella nostra ricerca sull’app dell’agosto 2018 – i link dannosi avrebbero potuto essere inviati attraverso alcune vulnerabilità che esistevano sulla piattaforma (fino a quando non sono state corrette in seguito alla nostra collaborazione con Facebook) e la manipolazione dei contenuti era possibile. 

Riteniamo che questo modo di operare sia estremamente comune soprattutto con attacchi mirati contro specifiche persone che utilizzano queste app. I prezzi che i criminali sono disposti a pagare per sfruttare le vulnerabilità in tali piattaforme popolari (che contengono dati di miliardi di persone in tutto il mondo) sono in aumento, e gli exploit di questi bug possono servire come un’arma cibernetica molto efficace. La sicurezza informatica globale richiede soluzioni designate per tutte le piattaforme digitali attuali e future, e quanto più comuni e diffuse diventano, tanto più sofisticato e impegnativo è questo compito”

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Andrea Puchetti

Appassionato di tecnologia fin dalla nascita. Sempre in giro con mille gadget in tasca e pronto a non farsi sfuggire le novità del momento per poterle raccontare sui canali di Cellulare Magazine.