Secondo nuove indiscrezioni, Apple avrebbe raggiunto un accordo ancora riservato con Intel per affidarle una parte della produzione dei futuri chip Apple M, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza da TSMC. Un paradosso apparente, considerando che proprio l’introduzione di Apple Silicon nel 2020 aveva segnato il “divorzio” dai processori Intel nei Mac.
Un ritorno di Intel nel percorso Apple, ma solo come fonderia
Per evitare confusioni, è fondamentale chiarire che Apple non intende reintrodurre CPU Intel Core nei suoi prodotti. Il design dei chip resta completamente interno a Cupertino e basato su architettura ARM. Ciò che cambierebbe è esclusivamente la fonderia incaricata della produzione fisica dei chip.
Finora Apple ha scelto la taiwanese TSMC come unico partner per la fabbricazione dei chip M, dai primi M1 fino ai recenti M5. Tuttavia, l’analista Ming-Chi Kuo suggerisce che Apple abbia siglato un accordo con Intel per utilizzare i suoi impianti, tramite la divisione Intel Foundry Services (IFS). Intel produrrebbe i chip basandosi sui progetti di Apple esattamente come fa TSMC oggi.
Se la collaborazione venisse confermata, Apple potrebbe sfruttare i nuovi processi produttivi 18A, 18AP o 14A di Intel, tecnologie che dovrebbero rilanciare la competitività dell’azienda rispetto a TSMC e Samsung. La distanza tra promessa tecnica e risultati effettivi resta però consistente, soprattutto alla luce delle difficoltà degli ultimi anni in casa Intel.
Chip Apple M prodotti da Intel a partire dal 2027
L’accordo non riguarderebbe i chip più performanti — come le varianti Pro, Max e Ultra — ma i modelli destinati al mercato consumer. Secondo Kuo, i primi dispositivi Apple a beneficiare di questa collaborazione potrebbero essere MacBook Air e iPad Pro equipaggiati con chip M7, attesi non prima del 2027.
Il processo produttivo 18A da 1,8 nm dovrebbe garantire un notevole miglioramento dell’efficienza energetica, caratteristica essenziale per i dispositivi portatili che privilegiano autonomia e temperature contenute.
Le ragioni dietro questa scelta non sono solo tecniche. Diversificare la produzione permetterebbe ad Apple di ridurre la dipendenza da TSMC e dal contesto geopolitico di Taiwan, reso instabile dai rapporti con la Cina. Allo stesso tempo, Apple si dimostrerebbe più allineata alle richieste del presidente americano Donald Trump, che spinge per aumentare la produzione di tecnologia sul suolo statunitense.
Gli Stati Uniti stanno inoltre sovvenzionando pesantemente Intel per trasformarla nell’alternativa occidentale a TSMC. Stabilimenti come quelli in Arizona e Ohio potrebbero beneficiare direttamente di nuovi contratti Apple.
Un contesto favorevole a Intel, nonostante la crisi degli ultimi anni
Intel sta attraversando una fase di rilancio dopo una delle crisi più difficili della sua storia recente. L’azienda ha ricevuto un forte impulso grazie all’investimento da 5 miliardi di dollari da parte di Nvidia, annunciato a settembre 2025, per supportarne lo sviluppo sul fronte GPU. Parallelamente, Nvidia e AMD subiscono pressioni governative affinché parte delle loro produzioni venga affidata proprio a Intel.
In questo scenario, un’alleanza con Apple rafforzerebbe ulteriormente la posizione della società, consolidando la sua rinascita industriale.
L’ironia della situazione non passa inosservata: nel 2020, Apple abbandonò Intel per diventare indipendente con i chip Apple Silicon. Oggi, per proseguire quella stessa strategia di autonomia, potrebbe affidarsi proprio a Intel come partner produttivo.