Il dibattito sull’AI Act dell’Unione Europea resta centrale nel panorama tecnologico internazionale. Le nuove regole europee sull’intelligenza artificiale, destinate a entrare in vigore il 2 agosto 2025, non convincono tutti i protagonisti del settore. Tra questi c’è Meta, che ha deciso di non aderire volontariamente al codice di condotta promosso da Bruxelles. Secondo quanto riportato da The Verge, l’azienda madre di Facebook, Instagram e WhatsApp avrebbe valutato con attenzione il documento, per poi respingere la proposta.
Le critiche di Meta: rischi eccessivi per l’innovazione
Joel Kaplan, vicepresidente degli affari globali di Meta, ha espresso chiaramente la posizione dell’azienda. Il codice, ha spiegato, introduce “incertezze legali per chi sviluppa modelli” e contiene indicazioni che “superano l’ambito stesso dell’AI Act”. Secondo Kaplan, questo approccio potrebbe frenare “la crescita e la diffusione dei modelli di intelligenza artificiale più avanzati in Europa”, sostenendo inoltre che “l’Italia e l’Europa stanno seguendo la direzione sbagliata nel campo dell’IA”.
Meta, quindi, non considera accettabile aderire a un framework che, seppur volontario, rischia di complicare l’operatività tecnica e normativa per chi lavora sull’AI. Una posizione che si scontra con le intenzioni dell’Unione Europea, orientate a rafforzare la trasparenza, il rispetto dei diritti e la tutela della sicurezza digitale.
Il codice UE: obbligo no, ma vantaggi sì
Il codice di condotta europeo non ha valore legale vincolante, ma costituisce una base per dimostrare l’impegno volontario delle aziende su temi cruciali come la trasparenza, il rispetto del copyright e la sicurezza informatica. Aderire al documento, spiega la Commissione europea, garantirebbe alle aziende “meno burocrazia e una maggiore certezza normativa”.
Nonostante ciò, Meta sceglie di non aderire, mentre altre realtà tecnologiche si muovono in direzione opposta. OpenAI, la società dietro a ChatGPT, ha annunciato l’11 luglio la propria intenzione di firmare il codice.
Il confronto tra la linea dell’Unione Europea e quella di alcune grandi aziende statunitensi resta aperto. La posizione di Meta, in particolare, riflette una visione in linea con l’approccio deregolamentatore promosso anche da Donald Trump, in netto contrasto con l’impianto normativo europeo che mira a rafforzare la sovranità digitale e la tutela dei cittadini.