La nuova versione di Siri basata sull’intelligenza artificiale non sarà disponibile prima della primavera del 2026. A rivelarlo è Bloomberg, tramite l’analista Mark Gurman, secondo cui l’aggiornamento verrà introdotto solo con iOS 26.4, posticipando così di un anno il piano iniziale. Questo ritardo riflette in modo evidente le difficoltà di Apple nel colmare il divario rispetto ai principali attori dell’AI.
Mentre l’azienda californiana perfeziona il suo assistente, le alternative come Gemini, ChatGPT, Copilot, Perplexity e Claude continuano a guadagnare terreno. Alla WWDC 2025, Apple ha tentato di compensare l’assenza di una vera svolta nell’intelligenza artificiale con annunci secondari e funzioni marginali, cercando di non mostrare apertamente il proprio svantaggio competitivo.
Siri 2.0 promette molto, ma è ancora sulla carta
Quando sarà finalmente disponibile, la nuova Siri potrebbe rappresentare una svolta. L’assistente vocale sarà progettato per analizzare ciò che compare sullo schermo e accedere a informazioni personali in modo da offrire risposte mirate e contestuali. Un esempio: si potrà chiedere a Siri di “rispondere a questo messaggio riprendendo i punti principali dell’email di ieri”, con il solo riferimento visivo al display.
Tutto ciò avverrà nel pieno rispetto della filosofia Apple, ovvero mantenere l’elaborazione dei dati interamente in locale. Nonostante l’ambizione del progetto, però, l’azienda non ha ancora comunicato una data ufficiale per il lancio. Il mese ipotizzato è marzo 2026, ma anche internamente queste tempistiche sono considerate ancora instabili. Dopo il mancato rilascio nel 2024, un ulteriore fallimento rischierebbe di compromettere definitivamente la fiducia degli utenti.
Federighi ammette gli errori, Rockwell prende il comando
In modo piuttosto insolito per Apple, Craig Federighi ha riconosciuto pubblicamente gli errori di pianificazione commessi. “Stavamo lavorando su due architetture differenti per Siri, ma nessuna delle due ha portato ai risultati sperati”, ha dichiarato il responsabile software dell’azienda. Ancora più sorprendente è la sua ammissione: “Quando si chiede qualcosa a Siri, bisogna poterci contare. Altrimenti, meglio non usarla affatto.”
Questo tono autocritico non è comune nei vertici Apple, solitamente abituati a promuovere ogni innovazione senza sottolineare i limiti o i ritardi. In questo caso, però, l’azienda sembra aver preso piena coscienza di essere rimasta indietro su un fronte tecnologico strategico.
Per cambiare passo, Apple ha affidato il progetto Siri a Mike Rockwell, noto per aver guidato il team che ha sviluppato Vision Pro. Il suo compito è quello di rimettere in carreggiata un team demotivato, che ha visto sfumare l’opportunità di giocare un ruolo di primo piano nell’intelligenza artificiale generativa.
La sfida è complessa: nel momento in cui Siri 2.0 sarà disponibile, concorrenti come OpenAI, Google e Anthropic avranno avuto due anni aggiuntivi per migliorare i propri modelli. Un tempo che, nel mondo dell’AI, può significare la perdita definitiva della leadership.