Batteria nucleare per smartphone: sogno o realtà?

Il sogno di una batteria rivoluzionaria per smartphone sta per realizzarsi oppure siamo di fronte a un’utopia tecnologica?

Una rivoluzione nel mondo della tecnologia potrebbe essere alle porte con l’annuncio di un’azienda cinese che afferma di aver progettato la prima batteria nucleare in miniatura per smartphone. Questa batteria promette un’autonomia quasi illimitata senza bisogno di ricarica, pur essendo non radioattiva. Ma come funziona?

L’abilità tecnica risiederebbe nella miniaturizzazione delle batterie a energia atomica, di dimensioni ridotte (15 x 15 x 5 mm), utilizzando 63 isotopi nucleari per generare 100 microwatt e 3V di elettricità mediante decadimento radioattivo.

Attualmente in fase di test, Betavolt sta valutando la produzione in serie di vari dispositivi come smartphone e droni. Queste batterie nucleari hanno anche il potenziale per essere utilizzate nel settore aerospaziale, dell’intelligenza artificiale, della medicina, dei sensori avanzati e dei microrobot. Ispirandosi ai pacemaker e alle tecnologie satellitari, l’azienda di Pechino punta a produrre una batteria da 1 watt entro il 2025.

Come funziona?

Il design di questa batteria rivoluzionaria si basa sull’uso del nichel-63, un elemento radioattivo, combinato con semiconduttori di diamante per la conversione dell’energia. Viene utilizzato un semiconduttore di diamante a cristallo singolo spesso 10 micron, con uno strato di nichel-63 da 2 micron tra due convertitori di diamante, convertendo l’energia radioattiva in corrente elettrica.

Tutto sembra positivo in questa tecnologia: leggerezza, durata, elevata densità di energia e funzionamento stabile a temperature estreme (da -60 a 120 °C). Inoltre, la modularità di questa batteria aprirebbe la strada ad applicazioni più ampie, come nelle automobili o nei sistemi di intelligenza artificiale.

In termini di sicurezza per la nostra salute, Betavolt è rassicurante: l’azienda cinese sostiene che, dopo la loro disintegrazione, i 63 isotopi nucleari diventano rame, che non sarebbe radioattivo e non rappresenterebbe alcun pericolo per l’ambiente.

Perché è difficile da credere?

È vero che l’idea di una batteria nucleare che offra autonomia illimitata ai nostri smartphone è sufficiente per farci sognare. Immagina un mondo in cui i cavi e le spine di ricarica sono relegati all’antiquariato, dove il tuo telefono rimane acceso per anni senza mai sbiadire. Immagina un Apple Watch che non devi più caricare ogni giorno. Ma un piccolo calcolo permette di mettere in prospettiva lo stato attuale delle cose.

La batteria descritta produce 100 microwatt di energia con una tensione di 3 volt, che è significativamente inferiore al fabbisogno di uno smartphone medio. Per funzionare correttamente, uno smartphone tipico richiede tra 2 e 8 watt di potenza. Pertanto, i 100 microwatt generati (e anche 1 watt nel prossimo futuro) sono chiaramente insufficienti per alimentare uno smartphone attuale. Anche moltiplicando le batterie la sfida tecnica è enorme. Sarebbe quindi necessario attendere diversi anni per ottenere senza dubbio una potenza sufficiente.

Questa promessa promette una rivoluzione tecnologica senza precedenti. Ma, come spesso accade con le promesse di un futuro troppo perfetto, è necessaria una dose di scetticismo. Vale la pena ricordare che se qualcosa sembra troppo bello per essere vero, dovrebbe essere esaminato attentamente. Questa cautela è tanto più giustificata quando si tratta di tecnologie nucleari, dove la questione della fattibilità tecnica è tanto cruciale quanto entusiasmante.

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Andrea Puchetti

Appassionato di tecnologia fin dalla nascita. Sempre in giro con mille gadget in tasca e pronto a non farsi sfuggire le novità del momento per poterle raccontare sui canali di Cellulare Magazine.