Un iPhone progettato e costruito negli Stati Uniti, un vero “made in USA”. Questa l’ipotesi nel caso in cui l’amministrazione del nuovo Presidente Trump obblighi i vertici di Cupertino a ritornare in madrepatria. Così Apple ha iniziato già ad informarsi anticipando il discorso alla stessa Foxconn che si occupa dell’assemblaggio di massa degli iPhone. La notizia non è ufficiale ma viene riportata dal sito giapponese Nikkei Asian Revien con i primi contatti tra le due aziende avvenuti nel mese di giugno.
“Apple ha chiesto sia a Foxconn sia a Pegatron, i due assemblatori dell’iPhone, di esaminare la possibilità di produrre gli iPhone negli Stati Uniti “, ha riferito la fonte.”Foxconn ha aderito, mentre Pegatron ha rifiutato di formulare un piano a causa delle preoccupazioni sui costi”.
Foxconn è il colosso taiwanese con base nella città di Taipei che ogni anno si occupa della produzione della gran parte degli smartphone venduti nel mondo. Solo con Apple il giro di affari ammonta a 200 milioni di dispositivi e rappresenta il 50% degli ordini totali.
Non c’è solo da considerare l’assemblaggio vero e proprio del telefono ma anche il trasporto dei vari componenti hardware provenienti da diversi fornitori: i processori arrivano da TSMC, il display dalla giapponese Sharp e da SK Hynix e Toshiba provengono le memorie. Trasferire la produzione significherebbe anche creare non pochi problemi agli stessi fornitori con un allungamento dei tempi e soprattutto un aumento dei costi.
“Fare iPhone negli Stati Uniti costerà più del doppio”, ha riferito la fonte.
Difficile quindi per Apple realizzare un iPhone made in USA. Piuttosto, i dirigenti stanno valutando i costi per un’eventuale forzatura dell’amministrazione Trump che durante la campagna elettore aveva riferito: “Riusciremo a far produrre ad Apple i suoi dannati computer in questa nazione, e non in altri paesi”. L’alternativa sarebbe una salata tassa d’importazione per tutte le merci provenienti dalla Cina.