Dopo la nota querelle con Huawei nel mirino della Casa Bianca adesso c’è TiK Tok, il social network dei giovanissimi proprietà della società cinese ByteDance rea, secondo Donald Trump e il suo segretario di stato Mike Pompeo, di spiare i giovani americani. Un’accusa grave che potrebbe presagire a una decisione pesante, quella di inserire Tik Tok nella stessa lista nera in cui è finita Huawei. L’obiettivo è ovviamente quello di complicare la vita a ByteDance, rendendo impossibili gli aggiornamenti per poter sostare sullo store di Google.
Ma l’accusa è fondata?
In realtà ByteDance ha fatto di tutto per rendere la sua attività più trasparente, separando le sue attività in Cina. Non a caso l’app in Europa e USA si chiama Tik Tok mentre in Cina Douyin. Ma non solo. Le due società sono separate anche sul piano societario, Tik Tok ha infatti un Amministratore Delegato americano e i dati degli utenti vengono stipati in server ubicati negli Usa e Singapore. Esiste però un ragionevole dubbio dovuto all’ingerenza del governo cinese sulle aziende nazionali che, di fatto, sono costrette a supportare le operazioni di intelligence. Tik Tok ha sempre negato qualsiasi richiesta e dichiarato che nel caso non collaborerebbe, ma il dubbio rimane e tanto basta per far partire le ripercussioni.
Un successo mondiale… o quasi
Sembra così svanire il sogno di Tik Tok di raggiungere un consenso senza precedenti al di fuori della Cina. L’India, (200 milioni di utenti) l’ha già messa al bando a causa dello scontro militare sul confine, e non è più disponibile a Hong Kong, ma questa volta per ritiro volontario, dopo le note vicende legate alle nuove e illiberali leggi cinesi. A guadagnarci potrebbe essere il solito Mark Zuckerberg, che pagherebbe oro per intercettare i gusti degli adolescenti con un’app. Non a caso nelle ultime ore si stanno intensificando i preparativi per la nuova funzione di Instagram: Reels, dedicata guarda caso ai video musicali, proprio come Tik Tok. Ma non pensate male che è peccato…